Abbiamo intervistato Giovanna Manzi, CEO di Best Western Italia e wonder woman appassionata del mondo TED e TEDX. Insieme abbiamo esplorato il tema del viaggio come incontro e autenticità. Giovanna ci racconta di sé e della sua carriera dedicata al mondo del turismo e al benessere delle persone.
Pensando alla tua carriera, qual è stata la visione che ti ha ispirata a intraprendere questo viaggio e che ti ha portata alla guida di una delle più famose catene alberghiere in Italia?
Il viaggio è iniziato al contrario, è partito da una delusione. Mi sono laureata in economia e commercio ad Assisi nei primi anni ’90. Dopo aver ottenuto un riconoscimento da Alleanza Assicurazioni, dedicato ai giovani talenti, stavo per intraprendere la carriera di analista finanziario. La persona con la quale ho fatto il colloquio di selezione ha dato una svolta alla mia carriera, dicendomi che mi avrebbe presa, ma che non era sicura che questa strada mi avrebbe resa davvero felice. All’università avevo sempre evitato il marketing, ma, quando ho preso coscienza che le mie doti non erano legate solo al mondo dell’economia e della finanza, ho pensato a qualcosa di diametralmente opposto: un lavoro relazionale. L’ispirazione dunque è nata da un fatto che ho inizialmente reputato negativo. Mi spiace non sapere il nome di quella persona, mi piacerebbe rivederla e parlarle.
Viaggio e immaginazione sono inscindibili. Oggi, spesso, l’immaginario del viaggiatore è popolato da immagini veicolate dal web, il quale offre soluzioni che sembrano corrispondere ai suoi desideri. Com’è cambiata la tua visione del viaggio nell’era della condivisione di immagini?
Quando si è giovani il viaggio viene vissuto come un modo per arricchire il proprio “database” di immagini. Per me oggi, a differenza di quando ero più giovane, il viaggio è relazione. Quando sono in un Paese straniero per lavoro il mio obiettivo personale è vivere la relazione autentica con i suoi abitanti. Quando sono andata in Australia sono stata ospite di una famiglia emigrata negli anni ‘70. Lì ho fatto esperienza della dimensione relazionale che rende possibile la conoscenza autentica. La loro, ad esempio, era una storia di riuscita e di riscatto. Queste non sono cose che si possono vedere online. La mera visita del punto di interesse non ha senso per me, quello che cerco in ogni viaggio è la storia delle persone che abitano in un determinato luogo.
Infatti, sempre di più, nel mondo del turismo si utilizza la parola “experience”. Il turista cerca l’autenticità, un viaggio che lo emozioni e soprattutto che lo metta in contatto con la cultura locale. Nella sua storia lavorativa come si è declinata questa rivalutazione della specificità locale?
Nella civiltà delle immagini si rischia di squalificare l’immaginazione. L’experience diventa quindi il modo in cui si può arricchire e vivere l’immagine. C’è poi chi la declina in modo diverso, cercando la relazione con gli abitanti o attraverso lo sport e il contatto con la natura. Nella mia storia lavorativa l’experience è stata resa possibile dal contatto con la realtà locale. La nostra è un’azienda che aspira a viaggiare sui binari dell’autenticità, per permettere alle persone di sentirsi a casa, libere anche quando sono in viaggio per lavoro.
Dal 2012 Best Western Italia collabora con Lifegate nel progetto Stay for the Planet mettendo a disposizione strutture virtuose, attente all’efficienza energetica, allo smaltimento dei rifiuti e all’utilizzo delle risorse. Sarà possibile conciliare un mondo sempre più connesso e in viaggio con la necessaria attenzione all’ambiente?
Il modello turistico impatta inevitabilmente sull’ambiente. Quello che abbiamo fatto è stato prendere coscienza dell’impatto e limitarlo, coinvolgendo il cliente in un contesto progettuale. Evitando così il rischio di far leggere gli interventi di risparmio energetico che possono inficiare il comfort, come sintomo di bassa qualità. Inserire l’ospite in questa rete di condivisione “eco-friendly” significa chiedere il suo impegno, metterlo nelle condizioni di scegliere, dichiarare le nostre intenzioni e i nostri obiettivi e capire fino a che livello il discomfort è accettabile. Nei nostri hotel sono disponibili i “door hanger” che propongono ai clienti di rinunciare al rifacimento della camera in cambio di benefici individuali (sotto forma di punti o attività) o sociali (progetti di riforestazione). Paradossalmente da turisti si adottano comportamenti meno ecologici – come il risparmio di acqua per la doccia o la raccolta differenziata – che, invece, nel quotidiano sono la norma. Per questo è necessario un patto con il cliente.
Quali sono le risposte che avete ricevuto finora?
Sempre di più l’aspetto “eco-friendly” diventa motivo di scelta. Si tratta di un paradigma culturale, quindi la trasformazione non può essere immediata, ma, passo dopo passo, continuiamo in questa direzione. Quest’anno lanceremo PlasticLess Hotel, campagna ambientale in collaborazione con LifeGate che prevede una progressiva riduzione di oggetti di plastica monouso nelle nostre strutture. Questi interventi avranno un impatto sulla gestione degli alberghi e sul livello di comfort. Osserveremo le reazioni, però crediamo che il percorso da intraprendere sia necessariamente questo.
TED crea connessioni tra persone, discipline e idee. Qual è stato l’incontro più significativo per la tua crescita personale e professionale?
L’incontro con Leonardo Costanzo, amministratore delegato che mi aveva assunto in Amadeus. Una relazione di mentorship dalla quale ho imparato tanto, anche quello che non bisogna fare. Credo che questa sia un aspetto chiave della crescita personale e professionale. Poi, i video di TED. Oggi abbiamo accesso a una serie di voci e pensieri che era impensabile raggiungere, a meno di poter viaggiare o studiare all’estero. Penso al famoso TED talk del fondatore di Airbnb, all’incredibile TED Talk del primo ministro del Bhutan che parla di un diverso indice per misurare il benessere del proprio Paese e ai tanti video sulla leadership. La piattaforma TED apre alla possibilità di avere dei mentori illuminanti.
Ognuno di noi, nella propria vita personale e professionale, possiede un talento, un elemento che potremmo definire “magico” che ci spinge ad andare oltre, ad immaginare la nostra “missione nel mondo”, a costruire il nostro futuro, la nostra vita. Noi lo chiamiamo fattore Wonder. Qual è stato per la tua vita questo elemento unico e magico?
Quello che è accaduto a me è stato l’incontro con una persona che in un lampo, durante un colloquio di 30 minuti, mi ha orientata. Anzi, non facendolo, mi ha aiutata! Penso e spero di poter offrire questo alle persone con cui entro in relazione: fare in modo che riconoscano qual è il loro talento, senza perdere la loro bussola. Nel corso degli anni in Best Western, giovani collaboratori mi hanno chiesto aiuto e, insieme, abbiamo cercato di capire il modo migliore per intraprendere altre strade. Da giovane sono stata Capo Scout, il nostro motto è “lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”, per questo cerco di aiutare le persone a esprimere le loro potenzialità.